Alcune domande sorgono spontanee:
- Vendita
annullata principalmente perché i tre commissari del MISE hanno venduto ad
un prezzo 5 volte inferiore rispetto al prezzo di mercato. Ora la sentenza
affida alle stesse persone la gestione della vendita. Ci si può
fidare?
- Si
vocifera di una “messa in libertà” degli operai. Stiamo scherzando
vero?
- I beni
venduti dalla J.P., un magazzino e svariati macchinari appartenenti al
corpo aziendale acquisito hanno provocato una diminuzione del capitale
immobiliare iniziale. Ma ora è stata annullata la vendita di un bene che
nel corso degli anni ha quindi perso parte del suo valore a causa di
queste vendite. Ci chiediamo a chi appartengano i ricavi di queste
vendite.
- Perché
non è stata bloccata la vendita dei beni immobiliari dato che c'era un
ricorso in atto?
- Con il
passare degli anni il valore economico di un’ azienda, data la particolare
situazione di crisi economica in cui versa il nostro Paese, è sicuramente
diminuito e diminuita è la sua possibilità di un numero maggiore di
acquirenti. È evidente che tutto ciò è conseguenza della mala
gestione di tutta la vicenda. Ci chiediamo quindi chi sono, oltre ai
tre commissari, tutti gli attori che hanno contribuito a raggiungere
e supportare la vendita alla JP?
- In
tutta questa vicenda quale ruolo hanno avuto sindacati e politica? Cosa
hanno fatto (o non fatto) per evitare la svalutazione e la
vendita alla J.P. per un valore 5 volte inferiore al prezzo di mercato,
senza un piano industriale concretamente realizzabile?
- Tutto l'indotto
ha subito un danno a causa di questa cattiva gestione. A quanto ammonta la
probabile perdita di fatturato per la vendita ad un imprenditore piuttosto
che ad un altro di questa azienda? …
Questi ed altri dubbi vengono in mente. L’unica cosa certa ed indiscutibile
è che il prezzo più alto lo pagheranno i lavoratori e le loro famiglie!
Siamo al lavoro per capire nel dettaglio tutte le implicazioni, anche
legali, che la vicenda comporta.
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